Cultura

Viscogliosi? Un francese italiano che v’incanterà

Recensione del cd "Spazio" di Fabio Viscogliosi.

di Enrico Barbieri

Un disco molle, quello di Fabio Viscogliosi, che s?adagia a meraviglia negli spiazzi distesi della notte. Spazio è la prima prova da solista di questo personaggio curioso: un francese di origine italiana, che canta in italiano con le erre arrotondate e le vocali nasali dei francesi. E che dice di amare Battisti, Celentano e Robert Wyatt. Dopo le collaborazioni con Yann Tiersen e un album con i Married Monk, ecco il suo primo disco. Una sorpresa: opera rara, soprattutto per la capacità di giocare con i pericolosi fumi del surrealismo senza intossicarsi. La prima impronta melodica, omaggio alla tradizione del cantautorato italiano, si disperde sempre più andando avanti con l?ascolto. Alla fine, scorrendo i 14 pezzi dell?album, non rimane che un?eco lontanissima di quel riferimento musicale, diluito tra le onde morbide di una musica molto più antica e pregnante. In questo attraversamento, che va dall?Italia anni 60 ai sublimi regni di Wyatt, Fabio arricchisce il disco con materiale sonoro di varia provenienza. Mette dentro minifughe di piano e campionature, voci lontane, chitarre e flauti. I versi sono scivolosi e belli, come quelli della quinta traccia Cotone e della successiva Sogno di fesso. Descrivono un mondo sregolato, fuori da ogni logica eppure perfettamente coerente, come quello abitato dallo strano uomo-albero-asino che compare tra le pagine del libretto, disegnate dallo stesso musicista.


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